Riflessione
- Paula Eberhardt
- 12 apr 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Stamattina ho avuto un momento molto delicato. Mi sono svegliata accanto al mio ragazzo e sentire di non essere sola mi ha dato tanta energia.
Volevo preparare un dolce per lui, una ricetta che mi é uscita qualche giorno fa tra i reels di Instagram. Pochi ingredienti, preparazione rapida. Aspetto 20 min come dice la ricetta, guardo lo stato di quello che avrebbe dovuto avere l’aspetto di una torta: ma era tutt‘altro, l‘ho bruciata.
Fa niente. Sono tornata a letto.
Ho il treno alle 12:18 da Lucerna per tornare a casa. Il mio ragazzo ed io facciamo un pezzo insieme verso la fermata del bus, e dentro di me sento salire la paura e l’angoscia. Parlo di cose che non c‘entrano niente con le mie emozioni, lo distraggo per non fargli notare la mia voce tremolante. Cerco di non guardarlo in faccia, ma non resisto. É bastato un argomento per esplodere.
Non so mai subito a cosa é dovuto il mio malumore; finché si capisce il motivo delle mie lacrime passano alcuni minuti. Lui non c’entra, nessuno c’entra.
Ma come lo spiego…
Vorrei chiedere scusa a chi si trova in questi momenti con me. Chiedo scusa se non riesco a capire come gestire le cose. Ci sto lavorando.
In questi mesi ho capito però che questi momenti di grande tristezza e vulnerabilità arrivano quando sono stanca e quando un momento di grande emozioni finisce.
Domenica, dopo il corso di badminton ho avuto lo stesso „problema“: la settimana mi é piaciuta molto, la compagnia era piacevole e passare sei giorni con le stesse persone crea un ambiente isolato dal resto del mondo. E quando finisce, sono triste.
Odio le domeniche pomeriggio: spesso abbiamo ospiti per il pranzo domenicale e il meccanismo é sempre lo stesso, qualcosa di bello si conclude e si torna alla normalità. Forse qualcuno di voi conosce lo scrittore Leopardi e può intravvedere nelle mie riflessioni un po‘ dei suoi pensieri. Nella sua poesia „la sera del dí di festa“ descrive come vivono i personaggi la fine del giorno di festa e sono le stesse sensazioni che provo anch‘io.
Mi é difficile accettare di avere ancora tanti momenti cosí, ma soprattutto mi é difficile far capire a chi mi sta accanto che non é responsabile per mia tristezza.
Sei mesi fa era impensabile che andassi a vivere lontano da casa, era escluso che iniziassi a studiare.
Oggi ho un appartamento a Lucerna, frequento una facoltà che mi piace e sono con persone che mi fanno stare bene. Continuano ad esserci giorni dove mi reputo una nullità, ne sono consapevole, ma non mollo.
Tutti abbiamo le maledette giornate no, d’altronde siamo persone. Da qualche parte, primo o poi, spunterà di nuovo l’arcobaleno.
Grazie per chi mi sta accanto e per chi cerca di capirmi.
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